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Luce e colore: le penne del poeta

Chi di noi non ama trascorrere una serata o un weekend con la propria famiglia o con amici in un bell'hotel o in un accogliente ristorante? Negli alberghi gli obiettivi dell'accoglienza sono studiati a monte, anche attraverso il sistema di illuminazione. In altri termini, la proprietà di un hotel, attraverso il suo architetto, deve avere ben chiaro il tipo di atmosfera che desidera creare. Quanto è importante che il cliente voglia soggiornare a lungo? O sarebbe preferibile che gli ospiti consumino in fretta così da lasciar posto ai successivi?


Ecco, tutto questo fa parte dell'interior design su cui si fonda il marketing di un hotel o di un ristorante. E quando un fotografo viene chiamato a realizzare uno shooting in quelle strutture, deve comprendere le ragioni per le quali esse siano state concepite con uno stile e con una determinata illuminazione. E non deve assolutamente stravolgerla. Anzi, deve comprenderla e adeguare la propria fotografia alla tipologia di ambienti in cui essa viene realizzata.


Per tale motivo, un fotografo deve anche conoscere a fondo gli stili, i colori, i gradienti e le dominanti che hanno caratterizzato i vari decenni fino a quello in cui opera. Deve essere un esperto di "rifrazione" della luce, e cioè sapere come reagiscano i vari materiali (legno, metalli, plastica, stoffa, velluto, alcantara...) quando illuminati con luce solare o artificiale.

Tutto questo va poi riportato in modo attento e consapevole nella fase di postproduzione durante la quale il fotografo deve dimostrare la capacità di ricordare il mood della struttura in cui ha scattato e di non lasciarsi prendere la mano da improbabili correzioni colore.

Ecco perché sostengo da sempre che un ottimo fotografo di interni è insieme un architetto, un narratore e un poeta dell'accoglienza.

(www.fotoperhotel.com)

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